Ingredienti locali e passione artigianale: il segreto di Corti Veneziane
- Francesco Furlanetto
- 18 nov 2022
- Tempo di lettura: 2 min
Smokehead, vi parliamo di una delle nostre prime cotte (di birra): Corti Veneziane
C’era una volta il 2021. Noi avevamo appena acceso i primi fuochi al Meat Lab e cercavamo una birra che parlasse veneziano, artigianale fino al midollo, da mettere nel frigo accanto al nostro pulledpork.
Spoiler: l’abbiamo trovata subito. Si chiama Corti Veneziane, e da allora non ci siamo più lasciati.

Siamo andati a trovarli a Dolo, tra le briccole e la nebbia della Riviera del Brenta, e ci siamo trovati davanti tre maestri del luppolo: Patrizio, Stefano e Luigi. Gente vera, che fa la birra con le mani, il cuore e l’acqua di casa. Letteralmente: l’acqua è del territorio, il malto d’orzo lo coltivano a Eraclea, e ogni etichetta profuma di corte, di dialetto, di Venezia vera.
Hanno aperto il birrificio nel 2015 dopo qualche anno da beer firm. Da lì in poi, non si sono più fermati: pils, helles, bock, IPA americane tutto fatto in loco, non filtrato, non pastorizzato, solo fermentazione, passione e poesia in bottiglia.
E noi? Ce ne siamo innamorati.
Abbiamo scelto di servire le loro birre fin dal primo panino. La Kanaja, perfetta con la nostra pulled pork sandwich. La Boca de Basi, che sposa le costine come se fosse il suo destino. La Cankara, l’amara giusta quando il piatto è un po’ più wild. E poi la “1600 Venice History”, con miele bio di Sant’Erasmo, che sa di festa veneziana, brassata per celebrare la città e che si beve che è un piacere.
Ma non è solo una questione di gusto. È territorio, è artigianato vero, è storia liquida. Birra fatta da chi conosce i campi e i malti, usa solo Ingredienti locali e passione artigianale Corti Veneziane non si accontenta delle scorciatoie, da chi lavora con la stessa logica nostra: fare le cose bene, lentamente, con orgoglio locale.
Dal fumo al luppolo, Corti Veneziane & Atled una storia da bere e mordere. 🍺🔥
Comments